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Bloom 34-35 Architettura del lungo termine

Secondo il filosofo sociale Roman Krznaric, finora abbiamo concepito il futuro come un lontano avamposto coloniale in cui scaricare il degrado ecologico, le scorie nucleari, il debito pubblico e il rischio tecnologico. Krznaric ritiene che il tempo che verrà, se inteso in questo modo, sia da considerarsi, da chi vive il nostro presente, come un tempus nullius, concetto parallelo all’idea di terra nullius usata per giustificare azioni violente, come l’occupazione britannica dell’Australia del XVII e XVIII secolo. Secondo la nozione legale di terra nullius (terra di nessuno), infatti, qualsiasi diritto di proprietà degli indigeni venne ignorato, per utilizzare quelle terre lontane al piacimento di chi le occupava, senza alcuna forma di rispetto nei confronti degli abitanti. Per Krznaric, allo stesso modo, «trattiamo il futuro come tempo vuoto, dove non ci sono generazioni».  Il pensiero a lungo termine, al contrario, sta alimentando le coscienze degli intellettuali contemporanei per costruire strategie che tengano conto sin da ora delle condizioni di vita degli abitanti del futuro. In questa direzione si muovono le riflessioni del giornalista britannico Richard Fischer che, indagando i pericoli del pensiero a breve termine, analizza le attuali condizioni esistenziali per formulare, nei diversi ambiti della produzione materiale e intellettuale e dei comportamenti sociali, i presupposti del long term thinking. La ricerca di condizioni esistenziali migliori per il presente e per il futuro non si concentra esclusivamente sul danno ambientale, ma rivolge la sua attenzione a tutte le istanze che rientrano nel campo delle scienze umane e sociali. Anche l’architettura deve confrontarsi con questo tipo di responsabilità, e non soltanto per via delle esigenze della sostenibilità ambientale, ma perché la pratica dell’architettura venga considerata come una risorsa etica in grado di risolvere le emergenze di oggi e delle prossime generazioni senza perdere la sua costitutiva identità di arte del progetto.

Lungo la storia dell’umanità, l’opera di architettura è riuscita a sopravvivere alle grandi trasformazioni che hanno cambiato il volto delle epoche trascorse, soprattutto quando essa riusciva ad assumere un forte valore simbolico. Le fabbriche religiose, gli edifici civili, il palazzo del re, hanno resistito al cambiamento sviluppando il gene della longevità grazie all’ingegno di chi ha edificato mirabili esempi di architettura e alla capacità delle città di ricostruirsi, di volta in volta, attorno a simboli di questo genere, che ancora oggi segnano il carattere urbano e l’identità locale.  Finita l’epoca delle grandi costruzioni celebrative del potere secolare o del credo religioso, molta architettura è destinata a passare, perché incapace di resistere al cambiamento e, soprattutto, di prevederlo, benché l’epoca attuale prefiguri un futuro del tutto incerto.

Per queste ragioni, la disciplina del progetto è chiamata ad interrogarsi sulle numerose implicazioni che, a causa dei cambiamenti che ci attendono, si riverseranno delle modalità di progetto, per garantire al mondo attuale e alle generazioni future un’architettura del lungo termine. Questo tipo di riflessione potrebbe iniziare affrontando i temi che costituiscono i fondamenti disciplinari degli studi e della pratica dell’architettura e che ne determinano efficacia e significato: la tipologia e il programma funzionale.

Per i prossimi due numeri di Bloom, agli autori verrà richiesto di proporre riflessioni su questi due temi, alla luce di un’efficacia a lungo termine dell’opera o della strategia progettuale analizzata.

Gli autori potranno scegliere di trattare l’uno o l’altro argomento, tenendo conto dei margini critici che seguono:   

tipologie: nel primo numero di Casabella del 1985, Vittorio Gregotti raccolse i contributi di Secchi, Scolari, Reichlin, De Carlo, Gubler, De Mauro, Ungers e altri autori di questo calibro, per mettere a fuoco i risultati dell’evoluzione del pensiero sulla nozione di tipologia. Nella presentazione al numero, Gregotti pose tre domande: qual è oggi il ruolo che la riflessione sul tipo esercita sulla progettazione architettonica? Ha ancora senso oggi fondare una nuova certezza disciplinare sulla nozione di tipo? È possibile attraverso la tipologia fondare una base progettuale comune? A distanza di quasi quaranta anni, e lungo il corso di una radicale trasformazione del mondo, si ripresenta la necessità per gli autori di architettura di porsi simili interrogativi, sia per definire una rinnovata visione della nozione della tipologia, sia per determinare nuovi margini a quei ‘terreni della tipologia’ che Gregotti fece percorrere ai lettori di Casabella a metà degli anni ’80. L’architettura contemporanea sta rideterminando, e in che modo, il significato della tipologia, adeguandolo ai cambiamenti in corso o la maturazione del pensiero intorno al tipo fin qui raggiunta non necessita di ulteriori avanzamenti? Facendo riferimento a fenomeni che appartengono ad un ampio arco temporale, – dal medioevo, all’illuminismo, al moderno, alle utopie radicali – che arrivi fino alla contemporaneità, quali esempi possono dirsi emblematici delle rivoluzioni finora occorse alla tipologia?  Il carattere a-tipologico di alcuni edifici contemporanei rischia di demolire il valore simbolico dell’architettura o ne accresce le potenzialità espressive e adattive?

programmi: in che modo il programma funzionale dell’architettura è in grado di reagire al cambiamento anticipando trasformazioni impreviste e adattandosi ai modi mutevoli dell’abitare – in tutte le sue accezioni – in vista delle future trasformazioni sociali? Quali architetture possono essere ritenute anticipatrici di una modalità di costruzione del programma funzionale capace di adattarsi al cambiamento? In che modo i programmi funzionali che si prefiggono di essere adattivi alle condizioni future influenzano il significato della tipologia e viceversa?

Call for abstract: (max. 2500 caratteri, spazi inclusi, max. 3 immagini)

La scadenza per l’invio degli abstract – nel quale va indicato il tema (“tipologie” o “programmi”) e la sezione scelta tra SaggiOpere e Luoghi – è rinviata al 22 settembre.

La notifica di accettazione verrà trasmessa entro il 21 ottobre.

20 novembre 2022 – invio full paper

30 novembre 2022 – notifica di accettazione paper

Scrivere il testo seguendo le indicazioni per ogni sezione riportate nella guida per gli autori

Inviare il testo e le immagini in un unico file .zip all’indirizzo: redazione@bloomarchitettura.com

Non verranno presi in considerazione abstract che non rispettano le indicazioni per la presentazione degli abstract e le norme riportate nella guida per gli autori.